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domenica 6 gennaio 2013

Effetti tossici del mercurio nel biota artico - 2

Prendete la traduzione per quel che è, l'articolo è lungo e alcuni concetti non mi sono chiari.
Vi sono inoltre ricchissimi dati non sempre allarmanti che io non riporto.

C'è qualche prova che il mercurio stia danneggiando la fauna dell'Artico?

Il Mercurio può danneggiare il biota e gli umani residenti nell'Artico se in alte concentrazioni, soprattutto le donne in gravidanza e il feto durante il suo sviluppo. Dimostrazione di ciò è già stata fornita in Iraq e Giappone. Oltre che per gli umani è neurotossico per la fauna selvatica, documentato in alcune specie che si nutrono di pesci come i visoni.
Tutti i composti con il mercurio sono neurotossici ma la preoccupazione riguarda soprattutto il metilmercurio. Quest'ultimo, una volta ingerito, viene portato a tutti gli organi del corpo attraverso il sangue, sino ad attraversare la barriera del cervello. A certe concentrazioni può distruggere una gamma di processi neurologici, degenerazione della corteccia occipitale e del cervelletto, portando a parestesia, atassia, danni sensoriali e perdita di memoria.
C'è timore che il mercurio presente nell'Artico possa avere conseguenze sul comportamento e la salute.
Per esempio uno studio su 43 bambini Inuit dimostra che pochi sono i deficit dovuti al mercurio.
Seguono dati sulla concentrazione nel cervello di vari animali.
Ci sono anche effetti meno evidenti che sono stati studiati: in presenza di alte concentrazioni aumenta il livello di recettori “muscalin cholinergic” e calano quelli “NMDA” (cosa voglia dire questo lo guardiamo poi).
Continua con i dati su orsi, visoni,................
Un calo dei recettori glutammato NMDA sono preoccupanti perché essi giocano un ruolo fondamentale in processi legati alla salute, al comportamento, alla riproduzione ed alla sopravvivenza di questi animali.

Il fegato agisce come drenaggio linfatico e intestinale, supporta processi metabolici e interviene nella sintesi delle proteine nel plasma (?) e fattori di coagulazione, è un modulatore endocrinp/immunologico e immagazzina energia (glicogeno).
In pratica è il luogo dove i componenti xenobiotici sono biotrasformati.
Nei soliti animali soggetti a studio sono state riscontrate lesioni del fegato (infiammazioni, necrosi,...) in presenza di mercurio e cadmio. In pratica i danni sono tre: induzione del reticolo endoplasmatico liscio (?), interruzione della trasformazione ADP->ATP, stress ossidativo delle membrane cellulari i cui segnali sono ingrossamento del fegato e ipossia.

I reni agiscono come un filtro, ripulendo dagli scarti tramite l'urea, mntiene l'omeostasi di calcio e fosforo, la pressione del sangue, i livelli di acqua e di elettroliti, attivano la vitamina D.
Sono state rilevate negli animali lesioni renali indotte dalla presenza di mercurio inorganico: sclerosi e otturazione dei glomeruli, necrosi, fibrosi interstiziali e infltrazione di cellule linfocitarie e/ o mononucleari

Nelle balene è stata trovata anche iperplasia fibromuscolare nei polmoni.

Nonostante la detossificazione per via del selenio, questi agenti chimici rappresentano uno stressore per gli animali.

La ricerca del mercurio nel sangue riguarda il metilmercurio, indicatore dei processi di assorbimento del cibo e del rilascio di mercurio mobilizzato (es. da muscoli e fegato).
Le quantità trovate nei piccoli dimostrano che anche la riproduzione è una via di eliminazione del mercurio.

Negli orsi si è dimostrato che il mercurio è associato ad una riduzione del recettore NDMA e allo stato di metilazione genomica del DNA nel midollo.

Anche nelle uova, soprattutto l'albume, di uccelli marini si è trovata presenza di mercurio che causa mortalità precoce degli embrioni, ridotta taglia dei pulcini e deformità.

C'è mortalità nei pesci solo ad alti livelli di metilmercurio. A livelli inferiori si notano problemi neuroendocrini, come comportamenti inadeguati nella deposizione delle uova e calo della riproduzione.

CONCLUSIONI

Le interazioni del mercurio con altri stressori chimici (cadmio, POPs), fattori nutrizionali (selenio, vitamine disponibili), fattori climatici (cambiamenti climatici e inpatto sulle condizioni ambientali), sono importanti per il biota artico.

Molti predatori sono contaminati da mercurio e metilmercurio per via della catena alimentare, tuttavia una parte viene demetilato, mentre il mercurio inorganico si lega al selenio. Questo permette loro una detossificazione.

Nelle balene è stata trovata alta concentrazione di mercurio nel cervello con effetti neurotossici, mentre negli orsi, pur in presenza di quantità importanti in fegato e reni, la concentrazione nel cervello è più bassa grazie all'escrezione tramite il pelo. Gli animali con la pelliccia hanno un'ulteriore forma di difesa.

Alcuni uccelli hanno concentrazioni tali da interferire negativamente sulla riproduzione.

Le conoscenze sulle alte dosi di contaminanti sono ancora limitate.

sabato 5 gennaio 2013

Effetti tossici del mercurio nel biota artico - 1

Ho iniziato a leggere l'articolo di cui ieri ho postato il link. Molto interessante ma non sempre immediato da seguire.
Ecco una prima, parziale sintesi.

Le ricerche riguardano le specie animali dell'Artico. In 150 anni i livelli di mercurio sono aumentati del 92%.
In particolare la ricerca è focalizzata sui mammiferi con le più alte concentrazioni e che sono fonte di nutrimento per la popolazione, balene, foche ed orsi, che rappresentano una sentinella dell'ecosistema marino e che  come le persone vivono stabilmente in queste zone.
Dapprima si analizzava la presenza di mercurio in muscoli e sangue, dove è paragonabile agli “organi target” come fegato e reni, poi si è passati al cervello.
Sono stati trovati agenti contaminanti che a volte sono antagonisti ed altre lavorano in maniera sinergica, come per es. mercurio e POPs (Persistent Organic Pollutant=agenti inquinanti persistenti nell'ambiente). 
I mammiferi trattengono dal cibo il 95% di metilmercurio e solo il 15% di mercurio inorganico.
Una volta che il metilmercurio ha attraversato l'intestino, la linfa e il sangue, arriva negli organi dove viene demetilato, poi immagazzinato o espulso.
L'organo principale di mammiferi marini e uccelli dove ne troviamo grandi concentrazioni è il fegato.
Invece pinnipedi e orsi procedono sia alla demetilazione nel fegato che all'espulsione tramite il pelo e con feci e urine.
L'espulsione col pelo e la pelle riduce la concentrazione nel sistema nervoso centrale.

Mammiferi e uccelli che si nutrono di specie acquatiche possono essere in parte protetti dalla tossicità del mercurio da vari meccanismi, tra cui la demetilazione e il legame tra mercurio e selenio. Il Selenio sequestra il mercurio riducendone la biodisponibilità, ma anche il mercurio sequestra il selenio riducendone la disponibiltà.
Il selenio agisce inoltre direttamente o insieme con altri antiossidanti proteggendo le cellule dallo stress ossidativo dato dal mercurio o da altri fattori.
Il selenio è infatti un componente dell'acetil-selenio-cisteina, della selenio-glutatione perossidasi (proprietà antiossidanti), degli enzimi che trasformano la tiroxina... non so che da T4 in T3.
Se un agente tossico entra nel cervello e distrugge l'azione del Selenio, sono certi effetti nocivi: il metilmercurio ha affinità con il selenio e facilmente penetra la barriera del cervello attraverso il sangue, per poi trattenere selenio e ridurre la sintesi delle proteine che esso compone.
I selenidi che si formano nel processo di sintesi della seleniocisteina sequestrano mercurio, creando dei precipitati che sono inerti.
La formazione di composti Se-Hg riduce la disponibilità di selenio.
Sono stati trovati anche composti di altri metalli con il selenio nel fegato dei mammiferi.