giovedì 19 gennaio 2012

Nell'attesa un po' di sushi

Intervengo modificando questo post a più di un anno di distanza, poiché evidentemente qualcuno era preoccupato più di tutelare i propri interessi che di far circolare un'informazione così importante. Procedo dunque a tagliare contenuti con l'invito di andare alla fonte: il dato positivo è che le informazioni sono disponibili.

Ho reali difficoltà a dedicarmi ai soliti approfondimenti. Prima di domani o forse nel weekend non riuscirò a continuare le mie/nostre letture. Per questa ragione vi sottopongo un riempitivo a base di sushi: questo sito per i consumatori, http://www.guidaconsumatore.com/alimentazione/sushi-rischi-alimentari.html, ripropone la problematica a noi nota del pesce ed in particolare in qualche modo sconsiglia ulteriormente la già ambigua posizione del salmone.

Copio la parte che ci interessa.
"Metalli pesanti e diossina nel pesce per il sushi
Il congelamento distrugge i parassiti, l’accurata cottura annienta i microorganismi; esiste tuttavia un altro rischio per la nostra salute, che né cottura né congelamento possono debellare: il problema dei metalli pesanti mercurio) nei tessuti animali. Il mercurio, in particolare, è presente negli oceani a causa di fenomeni di inquinamento atmosferico, e vi arriva mediante le precipitazioni. Il livello di contaminazione degli organismi è proporzionale alla loro taglia ed alla posizione nella catena alimentare: i pesci predatori di grandi dimensioni, come il tonno, presentano generalmente le concentrazioni più alte di metalli pesanti. Queste specie ittiche di grandi dimensioni rientrano spesso all’interno delle preparazioni a base di sushi;
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Se pensate che il problema sia marginale, i risultati di una ricerca condotta su 100 campioni di sushi (tonno) venduti nei ristoranti e nei supermercati di New York ha dato risultati agghiaccianti: la concentrazione media di mercurio superava la concentrazione stabilita per legge oltre la quale sono comprovati i rischi per la salute umana.
E non è tutto: anche il consumo di pesci ‘grassi’ come il salmone nasconde un’insidia, dovuta all’accumulo di diossina. Il salmone ha infatti carni particolarmente ricche in lipidi, e la diossina è una molecola liposolubile (cioè affine alle sostanze grasse ed in grado di rimanere legata ad esse). Accade che, quindi, sempre per via della loro posizione dominante nella catena alimentare, in zone contaminate da diossina questi pesci presentano elevate concentrazioni della pericolosa molecola, riconosciuta come tossica e cancerogena.
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 Sarebbe buona norma, indipendentemente dalla modalità di consumazione, cercare di non mangiare troppo frequentemente salmone, tonno o pesce spada."

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